Imprinting



Appena ho compreso che avremmo dovuto fare un’analisi di un luogo a noi sensibile, ho avuto un momento di spossamento. Non tanto per trovare il luogo tanto ambito, quanto per descrivere le sensazioni che esso suscita, avere la capacità di saperle spiegare e riuscire a far entrare un estraneo in una parte del tuo cuore e della tua mente. Si tratta di un’analisi dell’animo e ciò spaventa, ma proveremo a farlo.
L’imprinting è una forma di apprendimento precoce, avviene in un periodo sensibile, trascorso il quale esso non può più ripetersi; è una nozione che viene assimilata e non viene più scordata.
Ora, il compito è quello di individuare e spiegare il nostro luogo dell’imprinting; un luogo che ci ha insegnato e ispirato.
Il luogo in questione per me è il quartiere dove sono cresciuta, Selva Candida, a Nord Ovest di Roma;
E’ un quartiere che pur stando a Roma è a formato paese; tante viette posizionate ortogonalmente alla via principale, che sfocia in una piazza, caratterizzate da villette e piccole palazzine. Raggiungibile solo con due linee autobus, Selva Candida confina con la Tenuta di Mazzalupetto, un vasto campo protetto, grazie alla quale la mattina, al posto della sveglia, sono gli animali che scacciano Morfeo.



La domanda sorgerà spontanea. Come è possibile che un quartiere ti abbia insegnato qualcosa? Come può essere lui il tuo imprinting?
Ecco vedete, non tutti hanno la possibilità di poter crescere in un luogo tranquillo, sia di giorno che di notte, dove tutti conoscono tutti, e avere da un lato la natura più incontaminata e dall’altro la metropoli più febbricitante. E’ come crescere in un limbo bellissimo, dalla quale non vorresti uscire.
I bambini in questo quartiere, ieri come oggi, hanno la possibilità di uscire di casa, scendere in strada, incontrarsi e giocare, senza la presenza fissa dei genitori, che li sorvegliano dall’alto dei loro appartamenti, creando così nel piccolo individuo la sensazione di essere grande, di crearsi delle esperienze di cui lui stesso ha il controllo, senza sentirsi dire giusto o sbagliato.
Io ho avuto la fortuna di crescerci e provai esattamente ciò. Ogni pomeriggio e ogni sera, dopo mangiato, scendevo insieme a tutti gli altri bambini, da sola con il mondo ai miei piedi, artefice del mio destino. Una piccola donna che appena usciva di casa si sentiva grande, nelle orecchie il silenzio della natura e le risate dei bambini e nel cuore il loro ricordo.
Selva Candida mi ha insegnato fin da subito ad essere indipendente, a fare delle scelte, a saper dosare le parole con i miei coetanei, a coltivare delle amicizie che ancora oggi rimangono preziose.
Non sono stata io a crescere nel quartiere ma è stato il quartiere a crescere me.
E quale imprinting più forte di questo? Non vedo altro che mi possa aver dato ciò che lui ha dato a me.
E’ strana la sensazione che provo quando penso a Selva Candida. Avete presente quando volete così bene a qualcuno, quel bene genuino, per cui quando ne sentite parlare sorridete? E non sapete perché state sorridendo, se vi ponete la domanda non sapete darvi una risposta, semplicemente siete felici di sentirne parlare.
Ecco, io sorrido. Sorrido quando penso a ciò che ho vissuto; sorrido quando le persone che non sono del quartiere dicono che è un labirinto; sorrido quando mia madre e mio padre mi raccontano della loro di infanzia, sempre nel quartiere, delle loro avventure, così simili alle mie.
Un luogo immutato negli anni, che raccoglie silenzioso le esperienze altrui e ne fa tesoro, rilasciando al tuo passaggio immagini nitide e il sorriso sulle labbra. 

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